«Le affermazioni del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, sono solo in parte corrette: la domanda di credito delle imprese non cala per mancanza di volontà, ma perché le condizioni di accesso sono diventate proibitive. Altro che cavallo che non beve: è l’acqua a costare troppo e a essere distribuita con il contagocce. Il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese, secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia (marzo 2025), è ancora ben sopra il 5%, più che triplicato rispetto al 2021. E a queste condizioni si sommano le richieste sempre più rigide di garanzie e le politiche di credito estremamente selettive, che colpiscono soprattutto le micro e piccole imprese. A conferma di questo, la stessa Banca d’Italia, nella Survey on Credit Access delle Pmi, rileva che oltre il 40% delle piccole imprese che chiedono credito se lo vedono negare o concedere a condizioni peggiori di quelle attese. E i dati della Commissione Europea mostrano come l’Italia sia tra i Paesi con il più alto costo del credito alle imprese in Europa, penalizzando fortemente l’accesso al capitale circolante e agli investimenti».

Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, commentando alcune dichiarazioni rilasciate oggi dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. «Le imprese italiane sono costrette ad autofinanziare la crescita: il credito bancario alle imprese è sceso di oltre 45 miliardi in due anni, come riportato dalla stessa Abi. Altro che crisi della domanda: questa è una crisi di fiducia nel sistema bancario, che si sta trincerando dietro regole sempre più difensive, scaricando tutto il rischio sulle spalle degli imprenditori. Serve un cambio di passo: un allentamento selettivo delle regole, incentivi alla concessione del credito garantito, e una strategia nazionale per facilitare l’accesso alla liquidità delle Pmi. Le banche tornino a fare le banche, sostenendo chi lavora e crea ricchezza nel Paese» aggiunge Spadafora.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, a marzo 2025, il tasso medio sui nuovi finanziamenti alle imprese si è attestato al 3,84%, in calo rispetto al 5,45% di dicembre 2023, ma ancora significativamente alto rispetto ai livelli pre-crisi. Il tasso medio sul totale dei prestiti (inclusi quelli sottoscritti negli anni precedenti) è sceso al 4,22% a marzo 2025, dal 4,28% del mese precedente. Le condizioni di accesso al credito per le piccole e medie imprese rimangono restrittive, nonostante le recenti riduzioni dei tassi di interesse da parte della Bce.

Le imprese con meno di 50 dipendenti hanno segnalato un peggioramento delle condizioni di accesso al credito, con criteri di concessione più rigidi rispetto ai trimestri precedenti. La crescita dei prestiti bancari alle imprese è aumentata al 2,0% a gennaio 2025, dall’1,7% di dicembre 2024, ma rimane ben al di sotto della media storica del 4,8%. L’andamento degli investimenti in beni strumentali resta debole, anche a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni di finanziamento ancora restrittive.

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