IL CONSIGLIERE REGIONALE DELEGATO ALLE POLITICHE CULTURALI, IN OCCASIONE DELL’EVENTO “DIN, DON, DAN LE CAMPANE DEL MONDO PER LA PACE” TENUTOSI A POTENZA IN PIAZZA MARIO PAGANO E PROMOSSO DALLA REGIONE BASILICATA.

“Nella visione olistica universale è ormai affermata la percezione che le risorse umane, le donne e gli uomini, rappresentino le risorse distintive dei territori e, più in generale, le risorse più rilevanti poiché capaci di determinare i processi di gestione di tutte le altre risorse. In particolare la risorsa umana, instabile benché non rara, necessita di imparare ad autogestirsi, pena la perdita della sua primazia. In tal senso la gestione della risorsa umana, del suo benessere individuale e collettivo, presupposto per una consapevole integrazione, inizia proprio dalla sua fase educativa, di indirizzo, di accompagnamento verso percorsi di autodeterminazione nei quali la valorizzazione delle singole peculiarità individuali trova innesto nel concetto di bene comune, tanto abusato ma ancora mai davvero sperimentato a livello globale. Questa la vera sfida del nuovo impianto educativo e istruttivo che abbraccia la sfida della promozione del talento, del riconoscimento della diversità e della divergenza di pensiero come valore per l’intera collettività. Una sorta di ecologia umana che parte dalla ecologia dell’individuo, garantita da modelli di società inclusivi e naturalmente vocati alla evoluzione”.

Lo ha dichiarato il consigliere regionale delegato alle politiche culturali, Dina Sileo, in occasione dell’evento “Din, don, dan le campane del mondo per la pace” tenutosi a Potenza in piazza Mario Pagano e promosso dalla Regione Basilicata in occasione della “Giornata mondiale della terra”.

“In tal senso- ha detto – il suono delle campane si propone non solo quale richiamo alla comunione esperienziale che convoca tutte le sensibilità, in chiave universale, grazie alla sua funzione iconica istintivamente accettata ma, mi sembra, si afferma quale monito, scandito il tempo dai rintocchi, di tradurre le nostre intenzioni condivise in atti percepibili chiaramente nella pratica della esistenza quotidiana. Particolarmente rilevante, in tal senso, appare la presa di coscienza circa la rilevanza che l’intero complesso emozionale dei singoli assume nella generazione della sensibilità collettiva. Intelligenza collettiva e sensibilità collettiva sono il frutto di processi educativi, che attraverso esperienze dirette, consentono di superare pregiudizi e presunte sapienze cristallizzate, pervenendo ad una dimensione dinamica, sempre pronta a sperimentare e a cambiare se necessario”.

“Avere la possibilità di esprimere energie emozionali in maniera libera – ha concluso – è un diritto ormai ritenuto irrinunciabile a tutte le latitudini. Avere il desiderio di poter educare la propria emotività rappresenta la nuova sfida, con l’obiettivo di incrociare la parabola esistenziale di ciascuno con le migliori possibili sorti da garantire alla società globale. Tutto questo non può non trovare radicamento nella dimensione scolastica, a beneficio degli allievi e degli studenti direttamente, e delle famiglie indirettamente”.

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