
di Giulia Rinaldi
L’elezione del cardinale statunitense Robert Francis Prevost come Papa Leone XIV, avvenuta ieri 8 maggio 2025, ha suscitato un’ondata di reazioni da ogni angolo del pianeta. Il primo pontefice americano nella storia della Chiesa cattolica ha generato entusiasmo, riflessioni teologiche e anche qualche critica.
Ad aprire la rassegna non poteva essere che gli 🇺🇸 Stati Uniti dove l’orgoglio nazionale si sovrappone anche alle prime tensioni interne all’Episcopato nordamericano.
La Casa Bianca per bocca del presidente Trump ha definito l’elezione “un momento storico per l’America e per la cristianità”, annunciando l’intenzione di invitarlo a Washington. Di tono entusiastico, e non poteva essere diversamente, quello della Conferenza Episcopale USA che ha espresso “profonda gioia” e ha sottolineato la continuità tra Leone XIV e Papa Francesco.
Qualche tono flebilmente contrario si è registrato da parte di qualche commentatore conservatore, soprattutto legati all’ambiente tradizionalista, che hanno mostrato riserve sulla sua visione “sociale” e sulla sua formazione latinoamericana, vista come troppo vicina alla Teologia della Liberazione. Il New York Times e il Washington Post hanno parlato di “rottura simbolica” rispetto all’eurocentrismo storico del papato.
In Europa il sostegno istituzionale è stato unanime e totale, del resto non poteva essere diversamente. Il presidente della Repubblica Mattarella ha parlato di “momento solenne per Roma e per l’Italia intera”. In Francia, Emmanuel Macron ha elogiato Leone XIV come “uomo del dialogo”. I vescovi francesi hanno richiamato l’urgenza di un rinnovato dialogo tra fede e laicità. I media tedeschi, memori del papato di Benedetto XVI, hanno posto l’accento sulla “linea pastorale aperta” del nuovo pontefice, e alcuni teologi progressisti sperano in aperture su celibato e ruolo delle donne.
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha espresso apprezzamento per il forte impegno sociale del nuovo Papa, seguito dalla dichiarazione dell’arcivescovo di Canterbury che ha inviato un messaggio ecumenico di congratulazioni.
Di tono decisamente entusiastico e partecipato quello espresso nei paesi di cultura spagnola, in Spagna e America Latina si tutti hanno sottolineato il legame profondo che li unisce al nuovo Pontefice e non nascondono l’entusiasmo all’elezione di Leone XIV. In Spagna, la Conferenza Episcopale ha salutato con entusiasmo l’elezione di “un pastore missionario e latinoamericano d’adozione”, mentre il governo di Madrid ha espresso disponibilità a ospitare il Papa in visita ufficiale.
Il Perù, che di fatto rappresenta il Paese di adozione del nuovo Papa e dove Prevost è stato vescovo, la gioia è stata immensa, migliaia di fedeli si sono riversati in piazza a Chiclayo, dove e sato dichiarato “cittadino spirituale”.
Dello stesso tono in Messico e Colombia, qui i vescovi hanno parlato di “Papa nostro”, sottolineando il suo forte legame con le comunità indigene e rurali. Lo stesso in Brasile che attraverso la CNBB (Conferenza episcopale brasiliana) si è voluto sottolineare la fiduciosa in una rinascita dell’impegno pastorale nelle favelas e tra i giovani.
Anche l’Europa Orientale e l’Ucraina esprime gratitudine e grande attese per la pace. In particolare la comunità Ucraina che attraverso la voce del suo presidente Volodymyr Zelensky ha ringraziato Leone XIV per la vicinanza della Chiesa al popolo ucraino durante la guerra e ha chiesto di continuare a sostenere la pace. In Polonia, uno dei Paesi a più alta rappresentanza cattolica del mondo, vescovi e i fedeli hanno espresso cauta accoglienza, chiedendo chiarezza su bioetica e famiglia. Anche il il Patriarcato di Mosca ha emesso una nota diplomatica, auspicando “collaborazione interconfessionale” ma rimanendo freddo sull’elezione.
In Africa e Medio Oriente si preferisce sottolineare l’attenzione ai poveri e ai cristiani perseguitati. In particolare nei territori dell’Africa Subsahariana, si esprime ed auspica grande speranza da parte delle diocesi in Kenya, Nigeria e Congo, che vedono in Leone XIV un Papa sensibile alla fame, alla povertà e alla crisi climatica. In Sudafrica l’arcivescovo di Città del Capo ha parlato di “figura spirituale globale necessaria in tempi di smarrimento”.
Nelle terre martoriate dalle guerre del Medio Oriente hanno preso la parola i patriarchi cristiani che hanno chiesto al nuovo Papa che sostenga il dialogo islamo-cristiano e i cristiani perseguitati in Siria e Iraq. In Asia tra prudenza diplomatica e speranze pastorali, il governo cinese non ha espresso nessun commento ufficiale, ma è noto che il Vaticano da tempo spera in una ripresa del dialogo sulle nomine episcopali. I cattolici sotterranei hanno salutato il nuovo Papa con preghiere e speranze. In India c’è stata un’ accoglienza entusiasta da parte della comunità cattolica, che ha ricordato l’impegno del Papa per i poveri.
Nelle Filippine, che come uno dei paesi più cattolici dell’Asia, ha celebrato con messe e manifestazioni pubbliche la nuova elezione, da parte sua il presidente Ferdinand Marcos ha dichiarato: “Abbiamo un Papa che capisce il Sud globale”.
Comunità ebraiche e musulmane: Messaggi positivi di congratulazioni, anche da parte delle numerose comunità ebraiche e musulmane italiane, con appelli a intensificare il dialogo interreligioso in tutto il mondo.
L’elezione di Papa Leone XIV ha suscitato un consenso ampio e trasversale, non privo di interrogativi. La sua figura pastorale e internazionale, americana ma anche profondamente latinoamericana, promette un pontificato fortemente orientato alla missione, al dialogo globale e alla giustizia
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