Abbiamo letto nelle ultime settimane delle riflessioni sulla concezione e sulla organizzazione del lavoro di Nicola Tavoletta su Avvenire Lazio Sette, su Lazio Sociale e su Aclialfuturo e gli abbiamo chiesto un approfondimento diretto. Ci incontriamo all’Eur, scegliamo per questo colloquio di asseggiare nei freschi vialetti del Complesso della Abbazia delle Tre Fontane.

LA COOPERAZIONE NON È UNO STRUMENTO VECCHIO, PERCHÉ INSISTI?

Oggi abbiamo questioni complesse e a domande complesse bisogna dare risposte complesse. Non è più efficace la specializzazione della risposta, ma la capacità di mettere insieme professionalità diverse con profilo sociale e tecnico. Proponiamo un ampliamento di nuove forme di cooperazione, anche per i liberi professionisti. Il legislatore dovrebbe elaborare nuove fattispecie.

SEMBRAVA IN CRISI LA COOPERAZIONE?

In crisi, profonda crisi, è il mito dell’individualismo della partita iva. La cooperazione, rinnovata, offre un’altra opportunità: la stabilità lavorativa. La stabilità contrattuale è una sicurezza che salda la società. Oggi si diventa poveri per la mancanza della tutela dei diritti, non per crisi economica.

Immagino anche cooperative di liberi professionisti. Un modello completamente diverso dagli studi associati. Un sistema dove ci sia tutela del lavoratore.

È LA CONCORRENZA DEI GRUPPI MULTINAZIONALI?

Qui all’Eur, durante il Lockdown, la Grande Distribuzione Organizzata non riusciva a portare la spesa a domicilio, mentre sulla Prenestina, a Latina o a Orte il commerciante locale ha regolarmente gestito il servizio.

La capacità di cura professionale del territorio non è cosa facilmente applicabile per i sistemi produttivi basati sui grandi numeri. Immagino questo per le professioni artigianali, ma anche per l’assistenza professionale.

LA TUTELA DEI DIRITTI E’ LA VERA CRISI?

Si, negli ultimi decenni abbiamo accelerato sui diritti individuali, senza curare quelli collettivi. L’armonia sociale ha bisogno della circolarità dei diritti delle comunità. Voglio sollevare, ad esempio, la necessità di sostenere il “diritto alla formazione professionale”, senza di questo la precarietà del lavoro esplode.

NON DOVEVAMO SEGUIRE IL MODELLO AMERICANO DEL SUCCESSO NEL CAMBIAMENTO LAVORATIVO?

Per me il lavoro ha prima di tutto una funzione sociale e se l’armonia di una comunità è basata sull’ equilibrio sociale allora la stabilità della funzione sociale del lavoratore è prioritaria.

Possiamo cambiare mansioni, ma dobbiamo avere un mandato stabile nella funzione di cura dell’ equilibrio sociale. Il successo sta nel generare energie, non nel consumare energie. Mi sembra che il modello americano sia quello della corsa al consumo e non è più sostenibile. L’energia migliore è la coesione sociale che genera progresso sociale. Faccio un esempio: non considero importante il consumo di un gelato e quanti gelati consumi, ma quante relazioni maturano nel processo di produzione e di distribuzione dei gelati.

Noi siamo nodi di relazioni sociali, non Pac-man divoratori.

LA DIFFERENZA IN UNO SLOGAN?

Generatori di generazioni, non produttori di consumatori.

LA PRODUTTIVITA’ È UN TOTEM DELLA ECONOMIA

Negli ultimi decenni abbiamo scelto il modello della produttività e della prestazione, ma noi veniamo da un’altra cultura che è quella umanistica, quindi della valorizzazione della personalità e del percorso. La nostra economia vince a Taormina, a Civita di Bagnoregio oppure su una poltrona prodotta nel distretto Murgiano. Gli altri hanno l’abilità dei numeri di Las Vegas o delle sedie pieghevoli in plastica. L’equivoco parte nella scuola stessa. In Italia i modelli educativi e la valutazione scolastica è sempre di più simile a quella anglosassone basata sulla prestazione e sulla quantità produttività. Dobbiamo tornare al modello umanistico, cioè alla valutazione della personalità. Torniamo al tema. Taormina è un tema che esprime personalità, Las Vegas è una riproduzione. A ognuno il suo.

PER SOSTENERE QUESTE RIFLESSIONI?

I corpi intermedi sono necessari, come afferma la Costituzione, per svolgere da guida per il progresso sociale. Le rappresentanze sono fondamentali per la democrazia e la libertà. In questo periodo siamo tornati a fare alleanze ed è un buon segno.

La mediazione sociale è un valore che stiamo riacquistando, dopo la sbornia dell’individualismo esaltato dai social media.

UN APPUNTAMENTO PER QUESTA ESTATE?

Scegliere un oggetto pubblico di un qualsiasi comune italiano e raccontare ad un giovane nato dopo il 2000 la filiera storica e sociale che esprime. Siate sicuri che non si annoierà, probabilmente scopriremo un nuovo Corto Maltese o un Capitan Bavastro.

COME MAI QUESTI DUE PERSONAGGI?

Due affascinanti marinai italiani, uno della fantasia e l’altro della realtà. Li ho scelti «Perché siamo tutti sulla stessa barca».

Carla Felicia

Leave a Reply

  • (not be published)