L’ultima campanella, con gli orali della maturità, segna la conclusione di questo anno scolastico 2020! Tutti pronti ora? Mare, piscina e montagna, ma sempre con le precauzioni del caso e mantenendo la distanza di sicurezza!
Come ogni anno l’insegnante “propone” la lettura ai propri allievi durante le vacanze estive, in modo da mantenere allenata la testa e soprattutto per non perdere le padronanze lessicali e grammaticali di rito che a settembre torneranno ad essere oggetto di valutazione sui banchi di scuola. Al via quindi, i filoni intramontabili al suon dei “Promessi Sposi” ed “Uno, nessuno e Centomila” ad allietare le ore di relax dei ragazzi sotto l’ombrellone, ma dalla tribuna qualche voce di malcontento inizia a farsi sentire. Abbiamo ascoltato l’opinione dei protagonisti di queste letture, ragazzi e ragazze di età compresa tra gli otto ed i diciotto anni, che arricciano il naso a causa dei titoli proposti.
La didattica sempre più cerca di mantenere il passo con il programma ministeriale, austero e complesso, ricco di nozioni e concetti da assimilare. Le ore di lezione sono sempre le stesse, i temi indicati come “da acquisire” sempre di più. Come far fronte a tutto questo? Gli insegnanti per “agevolare” il lavoro dell’anno successivo si vedono costretti ad assegnare titoli di autori che i ragazzi nel corso degli anni successivi ritroveranno lungo il proprio percorso formativo.
Ma questo sembra avere un effetto negativo su quello che i giovani dovrebbero vivere sotto forma di “piacere” e non di “obbligo imposto”. Tra le opinioni più gettonate degli studenti ritroviamo la scelta di titoli moderni, che affrontino tematiche a loro congeniali, nei quali il fulcro delle storie ruoti attorno ai sentimenti, alla fantasia, all’avventura, alla psicologia e all’aspetto introspettivo.
Il grande valore formativo di autori come Freud, Schopenhauer, Seneca, Platone, Pirandello e via discorrendo è chiaro a tutti, ma questi scritti complessi spesso richiedono la guida di un adulto che chiarisca concetti difficili per ragazzi così giovani e fin troppo spesso disabituati a leggere. Pedagogicamente parlando, educhiamo i ragazzi alla lettura, tenendo però conto anche del piacere che quest’ultima deve apportare al soggetto, non limitando l’assegnazione ad una mole di lavoro e di stress che confluiranno in un futuro non tanto lontano al rifiuto stesso della lettura. Spazio ai giovani, alla libertà di scelta, alla formazione di un gusto letterario proprio ed autonomo non per forza di cose legato all’ambito scolastico. Ricordiamoci lo strumento propedeutico che rappresenta la lettura. Ma soprattutto teniamo a mente che una persona che legge è una persona libera.

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