A Catania il congresso interregionale porta in primo piano nuove diagnosi meno invasive, terapie personalizzate, tecniche laser e protesi di ultima generazione per migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Catania diventa il centro del dibattito scientifico su diagnosi, cure e prevenzione dei tumori urologici con il congresso interregionale “Tecnologie emergenti, terapie personalizzate e nuovi modelli di cura per la salute vescicale”, ospitato da Idipharma. Un appuntamento che ha messo al centro i dati, le nuove prospettive terapeutiche e le tecnologie di frontiera per affrontare patologie che in Italia continuano a crescere. Nel solo 2024 sono stati oltre 31mila i casi di tumore alla vescica, in aumento rispetto ai 29.700 registrati l’anno precedente, con una netta prevalenza negli uomini.

La giornata di lavori si è aperta con i dati presentati da Rosario Leonardi, direttore di Urologia della Casa di Cura Musumeci GECAS e professore associato di Urologia all’Università Kore di Enna, che ha sottolineato come il primo campanello d’allarme resti l’ematuria, cioè la presenza di sangue nelle urine. L’ecografia rimane l’indagine di primo livello ma non è sufficiente per le forme neoplastiche piatte o di piccolo volume, per le quali è indispensabile rivolgersi a un urologo e, se necessario, procedere con la cistoscopia. Proprio su questo fronte si registra un passo avanti con l’introduzione di cistoscopi flessibili che riducono i fastidi per i pazienti e con la risonanza magnetica multiparametrica, che permette una stadiazione più precisa grazie all’indice VI-RADS.

Sul fronte della ricerca, l’attenzione è rivolta a nuovi biomarcatori vescicali. Promettenti i risultati sui marcatori della metilazione nelle urine, che potrebbero ridurre il numero di cistoscopie soprattutto nei pazienti in follow-up. Tra le tecniche chirurgiche è sempre più diffusa l’asportazione endoscopica in blocco della neoplasia, più efficace rispetto alla TUR-B tradizionale nel definire i margini e la profondità del tumore, sebbene richieda strumentazioni avanzate e specifiche competenze.

Grande interesse ha suscitato anche la tecnica TULA, transurethral laser ablation, adottata anche a Catania. «La vaporizzazione laser dei tumori vescicali si esegue con semplice anestesia locale – ha spiegato Leonardi – non è dolorosa, non richiede catetere e consente una ripresa rapida senza complicanze particolari». Un approccio che migliora la qualità di vita dei pazienti e riduce i costi di gestione sanitaria legati a ricoveri e controlli frequenti.

Accanto alla diagnosi e agli interventi, il congresso ha affrontato anche il tema delle paure e degli stereotipi che circondano i tumori della vescica e della prostata. «Non tutti i tumori sono uguali – ha sottolineato Stefano Pecoraro, direttore operativo di Urop – prima si operava sempre, oggi l’approccio è più selettivo. Per i tumori prostatici a basso e medio grado si opta spesso per la vigile attesa, con controlli ogni sei mesi, poiché non sempre la malattia progredisce. Diverso il discorso per i tumori vescicali, più aggressivi e soggetti a progressione, per i quali nei casi gravi è necessario asportare vescica e prostata. Si tratta di interventi demolitivi che possono compromettere continenza e potenza sessuale, ma che salvano la vita».

La laparoscopia robotica ha migliorato sensibilmente i risultati: i tassi di incontinenza dopo intervento sono scesi al 15-17 per cento, mentre l’impotenza colpisce ancora circa il 70 per cento dei pazienti. «Oggi possiamo però preservare la sessualità anche dopo interventi radicali grazie a protesi invisibili di ultima generazione – ha aggiunto Pecoraro – e nel caso dell’incontinenza disponiamo di sfinteri artificiali che risolvono il problema. La ricerca è già proiettata oltre, con le terapie rigenerative a base di cellule staminali che mirano a ripristinare le funzioni dei corpi cavernosi».

La prevenzione e la diagnosi precoce restano comunque le armi più efficaci. «Solo questo binomio può depotenziare l’impatto dei tumori vescicali – ha affermato Giuseppe Mario Ludovico, presidente Urop –. Un nostro studio sperimentale ha identificato nuovi marcatori sierici già pubblicati su una rivista scientifica di prestigio. Il congresso dimostra la vivacità della comunità urologica e la volontà di tenere alta l’attenzione sulle tecnologie emergenti, sulle terapie personalizzate e sulla necessità di ridurre l’invasività degli interventi radicali».

Un obiettivo condiviso anche da Idipharma, che ha ospitato l’evento. «Accogliere la comunità scientifica significa favorire la condivisione delle più recenti evoluzioni della medicina – ha dichiarato Alessandro Bottino, amministratore unico – e continueremo a creare occasioni di confronto e collaborazione per la divulgazione di terapie innovative, a beneficio della qualità di vita dei pazienti».

Il congresso di Catania ha dunque rappresentato un momento di confronto ad ampio raggio tra clinica, ricerca e tecnologia. Una tappa fondamentale in un percorso che mira a rendere la diagnosi dei tumori urologici sempre più tempestiva e meno invasiva e a trasformare la paura in una prospettiva di cura e di speranza.

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