Prima pagina
di Giovanni Loche
La questione del terzo mandato per i governatori regionali è tornata al centro del dibattito politico italiano, intrecciandosi con le tensioni interne al Campo Largo e con le conseguenze del recente referendum.
Il tema, che riguarda la possibilità di consentire ai presidenti di Regione di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, sta generando divisioni profonde tra le forze politiche, con ripercussioni dirette sulle alleanze e sulle strategie elettorali.
Il nodo del terzo mandato: una riforma controversa. Attualmente, la normativa italiana prevede un limite di due mandati consecutivi per i governatori regionali. Tuttavia, la maggioranza di governo sta valutando la possibilità di modificare questa regola, aprendo alla possibilità di un terzo mandato. La proposta è sostenuta soprattutto da Fratelli d’Italia e dalla Lega, che vedono in questa modifica un’opportunità per mantenere al potere figure chiave come Luca Zaia in Veneto e Vincenzo De Luca in Campania.
La questione è particolarmente delicata in Campania, dove il governatore uscente Vincenzo De Luca, esponente del Partito Democratico, potrebbe beneficiare di questa riforma per ricandidarsi. Tuttavia, la sua leadership è contestata all’interno del Campo Largo, con il Movimento 5 Stelle che sostiene la candidatura dell’ex presidente della Camera Roberto Fico.
Il referendum e le fratture nel Campo Largo. Il recente referendum su lavoro e cittadinanza, promosso da Pd, M5S e Avs, ha evidenziato le profonde divergenze tra le forze progressiste e centriste. Mentre il Pd, il M5S e Avs hanno sostenuto i quesiti referendari, Italia Viva e Azione si sono schierate contro, riaffermando una visione più liberista e distante dalle istanze sociali portate avanti dal resto della coalizione.
Questa divisione ha messo in discussione la tenuta del Campo Largo, con il Pd di Elly Schlein che cerca di mantenere un’alleanza ampia, nonostante le…
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AL VIA DA LORICA “BAM! ON THE ROAD – CALABRIA EDITION”.

In evidenza
La Regione Sardegna ha introdotto un bonus natalità destinato alle famiglie residenti nei comuni con meno di 5.000 abitanti, con l’obiettivo di contrastare il fenomeno dello spopolamento e incentivare la natalità. La misura prevede un contributo di 600 euro al mese per il primo figlio fino al compimento del quinto anno d’età e 400 euro per ogni figlio successivo.
Un’iniziativa per invertire il declino demografico. Negli ultimi anni, la Sardegna ha registrato un calo significativo delle nascite, con un tasso di natalità di 4,9 ogni mille abitanti, il più basso tra le regioni italiane. Questo trend ha portato alla chiusura di scuole, alla riduzione dei servizi e a una crescente difficoltà economica per i piccoli centri.
L’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, ha sottolineato che la misura non vuole essere un semplice intervento assistenziale, ma un incentivo concreto per favorire la stabilità residenziale, l’occupazione e la crescita economica nelle aree interne dell’isola.
Il contributo sarà erogato in due tranche annuali, previa verifica dei dati Istat relativi alla popolazione residente. Le famiglie che risiedono stabilmente nei comuni interessati o che decidono di trasferirsi potranno beneficiare del sostegno economico.
Per accedere al bonus, i nuclei…
A SPASSO
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