di Giannicola Seneca

La commissione Bilancio del comune di Benevento ha registrato una perdita di 700.000 euro da parte di Gesesa spa, la società controllata da Acea che gestisce il servizio idrico in totale disprezzo del referendum del 2011, quando 26 milioni d’italiani hanno detto no al profitto sull’acqua. La stessa commissione Bilancio ha deciso che le sostanziose perdite della gestione Gesesa saranno ripianate con il fondo di riserva di Gesesa Spa.. Tradotto in termini comprensibili significa che la cattiva gestione dell’acqua nel Sannio per il 2022 verrà ripagata con le tasche dei contribuenti.

Non sono bastati al comune di Benevento 12 depuratori sotto sequestro, le contaminazioni dell’acqua al tetracloroetilene e le continue campagne di greenwashing a spese dei cittadini, per comprendere che la gestione privata è una scelta sbagliata ed antieconomica. L’Ente Idrico Campano ha perseverato nell’errore, approvando per il Sannio la forma di gestione mista con una partecipazione dei privati al 49%, garantendo loro di fatto la maggioranza rispetto ai singoli comuni. Le singole quote di ogni comune, infatti, sono sempre inferiore rispetto al socio privato. La vicenda della svendita al mercato ha visto anche l’intervento della Corte dei Conti per stabilire l’illegittimità dello statuto di Sannio Acque s.r.l..

Ma arrivati al momento della gara il colmo è stato che né la Regione Campania, con oltre 4.700 dipendenti, né l’Eic, che da poco ha da poco assunto 14 nuovi lavoratori (ben 3 provengano dall’area dei Lattari del presidente Mascolo sindaco di Agerola e presidente Eic), sono in grado di gestire la procedura d’appalto. Pertanto l’Eic, con determina n. 393 del 31.07.2023, ha stabilito che ha bisogno di un altro soggetto denominato Fondazione IFEL Campania (istituto per la finanza e l’economia locale in Campania), il quale avrà il “compito di assistenza tecnica per la revisione dei documenti predisposti per la gara a doppio oggetto per l’individuazione del gestore S.I.I. Sannita”. Non abbiamo alcun dubbio che questa fondazione (società in house della Regione Campania) abbia tutte le capacità per districarsi nella complessa normativa degli appalti dei servizi pubblici, tant’è che è governata dalla dr.ssa Annapaola Voto in qualità di direttore generale, la quale tra i numerosi incarichi rivestiti è stata anche funzionaria addetta alla presidenza del Consiglio regionale di Sandra Mastella, nonché capo segreteria dell’attuale vicepresidente della Regione Fulvio Buonavitacola. Quello, però che preoccupa davvero i cittadini è che la gestione dell’enorme patrimonio idrico della Campania va sempre di più verso il mercato. Questo vergognoso connubio politico è inaccettabile, in quanto si vende alla finanza in un colpo solo il bene più prezioso delle aree interne della Campania, costituito dalle sorgenti di Cassano Irpino, di Caposele, del Garigliano e dall’acqua potabilizzata che arriverà dall’invaso di Campolattaro.

De Luca continuerà a raccontarci la storiella delle tanta acqua della Campania e degli enormi investimenti della Regione nelle reti e negli invasi, omettendo però di dire che ha affidato la gestione della Grande adduzione ai privati che si accaparreranno il profitto sulla vendita all’ingrosso ai gestori. Gli esponenti sanniti del PD (il consigliere regionale Mortaruolo,il segretario provinciale Cacciano, i consiglieri comunali e provinciali) che si accingono ad omaggiare la venuta del presidente De Luca, hanno il dovere di chiedergli di fermare la privatizzazione della grande adduzione primaria, se hanno davvero a cuore il destino delle aree interne, altrimenti l’aver votato la mozione in consiglio sarà stata solo aria fritta.

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