IL NUMERO DI OPERATORI CERTIFICATI NEL SETTORE AGROALIMENTARE

DI QUALITÀ CRESCE DEL 3,4%.

In aumento i produttori (+4,4%), in particolare quelli attivi nella preparazione di carni (+53,2%), grazie anche al traino di 5 prodotti: il Prosciutto di Norcia in Umbria e Capocollo, Pancetta, Salsiccia e Soppressa provenienti dalla Calabria. I trasformatori si riducono dell’1,2%. Prosegue il calo della presenza femminile fra i produttori (14,5% nel 2020 contro 16,2% del 2018) e i trasformatori (12,6% contro 13,8%).

299 sono i prodotti agroalimentari italiani di qualità riconosciuti nell’Ue al 31 dicembre 2020. +1,4% rispetto al 2018. Oltre 90% la quota di Comuni di Valle d’Aosta, Umbria ed EmiliaRomagna con almeno una produzione Dop, Igp o Stg. 4.981 i Comuni in cui è presente almeno un settore di prodotti di qualità.

I prodotti Dop, Igp e Stg rappresentano l’eccellenza del settore agroalimentare italiano e un fattore di forte competitività per le realtà produttive agricole. La valenza di questo comparto è sottolineata dal primato del Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea.

Il Pecorino romano in pole position tra i prodotti di qualità di origine animale. Tra i principali prodotti di origine animale con oltre 3.000 allevamenti sono da evidenziare il Pecorino romano – con oltre 13mila produttori che gestiscono altrettanti allevamenti (+17,4% rispetto al 2018) – e il Pecorino sardo per il quale sia i produttori che le strutture superano le 7.200 unità (+0,9%).

Nel settore delle Carni fresche confermano il loro primato l’Agnello di Sardegna (+4,8%) e il Vitellone bianco dell’Appennino Centrale (+1% per i produttori e +1,2% per gli allevamenti). Nella Preparazione di carni – settore dove un allevamento può essere certificato contemporaneamente per più prodotti – il numero di produttori varia tra 2.790 (per il prodotto Valle d’Aosta Jambon de Bosses) e 3.123 (per il Ciauscolo). Per i prodotti di origine vegetale, con oltre 3.000 ettari di superficie, la SAU destinata alla coltivazione di Ortofrutticoli e cereali cresce del 15% rispetto al 2018. In questo settore, le maggiori quote di superficie sono dedicate alla produzione della Mela Alto Adige o Sudtiroler Apfel, al Fungo di Borgotaro e al Pomodoro di San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino. Complessivamente, queste tre coltivazioni ricoprono circa il 45% della SAU destinata a questo settore.

Sempre tra i prodotti di origine vegetale, una quota rilevante di SAU (oltre 135.000 ettari) è impiegata per la produzione di Oli extravergine di oliva. Tra i primi 5 prodotti si collocano l’olio Toscano, la Terra di Bari, la Sicilia e l’Olio di Calabria. Complessivamente, per la coltivazione di questi prodotti, è impiegato circa il 73% della SAU totale di questo settore.

A livello territoriale negli ultimi anni il numero dei produttori aumenta soprattutto nelle regioni del Nord-ovest (+11,3%) e del Mezzogiorno (+9%), in particolare in Sicilia e Sardegna (+9,8%). Per una corretta lettura dei dati, va sottolineato che questo andamento è dovuto anche all’aumento di riconoscimenti dell’Ue di prodotti meridionali e al conseguente incremento dei loro produttori. Il Nordest segna un aumento del 2,3%. Gli allevamenti sono in netto aumento nel Nord-ovest (+30,5%), più bassa la crescita nel Mezzogiorno (+8,5%, +8,7% nelle Isole). La superficie utilizzata segna invece una flessione dell’1,2% a livello nazionale per effetto della contrazione registrata nel Nord-est e nel Centro. Il Nord-ovest si caratterizza anche per l’aumento dei trasformatori (+11,8%), che invece sono in calo in tutte le altre ripartizioni territoriali con la sola eccezione del Sud (+2%). Nel complesso, i trasformatori chiudono il 2020 con una flessione dell’1,2% mentre gli impianti di trasformazione aumentano del 2,6%. Il ricorso a un impiego più estensivo degli impianti di trasformazione è una realtà che caratterizza soprattutto le aree del Nord-ovest (+13,2%) e del Sud (+4,4%).

Si rafforza la presenza dei produttori nel Mezzogiorno. Nel 2020, come per l’anno precedente, i produttori si localizzano prevalentemente, oltre che nel Nord (39,1%), anche nelle aree del Mezzogiorno (38,9%, con un incremento di quasi due punti percentuali rispetto al 2018) e, soprattutto, nelle Isole (27,2%); segue il Nord-est (25,4%). Nel Mezzogiorno continua ad essere rilevante anche l’attività legata alla zootecnia che copre una quota del 45,7% (nel Nord 42,6%). Oltre i tre quarti della superficie impiegata si ripartisce nelle regioni centro-meridionali (26,1% nel Centro e 49,6% nel Mezzogiorno); al Nord prevale l’area del Nord-est (18,4%). L’attività di trasformazione si concentra invece per il 41,6% nelle regioni del Nord (27,4% nel Nord-est) mentre si arriva al 25,4% nel Centro.

A livello regionale, data anche la tradizione produttiva di qualità e tipicità apprezzata ancor prima del riconoscimento delle certificazioni Dop o Igp, i produttori continuano a localizzarsi in Trentino-Alto Adige

(13,4%), in Toscana (14,7%) ma, soprattutto, in Sardegna (21,5%), dove i produttori aumentano, dal 2018 al 2020, del 9,4%. Sempre in Sardegna, prevalentemente specializzata nel settore lattierocaseario di qualità, si localizza il 40,1% degli allevamenti. In considerazione dello stretto legame tra i prodotti e il territorio, la distribuzione della superficie impiegata vede la Sicilia (15,7%), la Puglia (19,2%) e la Toscana (21,5%) coprire il 56,4% di quella nazionale, regioni in cui prevalgono attività legate all’olivicoltura da olio oltre che all’ortofrutta (soprattutto in Sicilia).

Nell’attività di trasformazione, spiccano l’Emilia-Romagna (18,6%) e la Toscana (15,2%). La prima regione è specializzata nelle attività di trasformazione dei prosciutti e insaccati (macellatori, elaboratori e porzionatori); la seconda nei molitori e imbottigliatori legati alla filiera olivicola-olearia. Da sottolineare la crescita dei trasformatori in Lombardia che, rispetto al 2018, segnano un +14,6% chiudendo il 2020 con il 7% della quota nazionale. Come per l’Emilia-Romagna, anche in questa regione prevale la specializzazione legata alla trasformazione di prosciutti e insaccati.

Il 2018 rappresenta un anno di lieve crescita per i produttori del settore degli oli (+0,8%), anche se la superficie olivicola subisce una contrazione del 9,8%. Nello stesso periodo, i trasformatori scendono del 6,6% (in particolare gli imbottigliatori diminuiscono del 6,9%), mentre i relativi impianti hanno una flessione del 2,5%. La maggior parte dei produttori, così come le imprese di trasformazione, si ripartiscono tra la Toscana (47,3% dei produttori e 35,9% dei trasformatori), la Puglia (15,6% e 11,8%) e la Sicilia (12,9% e 12,7%). La presenza femminile continua a essere la più elevata riscontrabile tra i vari settori caratterizzando il 31,6% dei produttori e il 19,7% dei trasformatori.

Osservando la geografia dei prodotti di qualità è possibile evidenziare alcune peculiarità della distribuzione e diffusione della produzione agro-alimentare di qualità che, ovviamente, riflette strettamente le tipicità e le caratteristiche dei territori cui è legata.

I Comuni nei quali è presente almeno uno dei settori dei Prodotti di Qualità sono 4.981 (62,6%), di questi 2.590 (52%) si localizzano nelle regioni dell’Italia settentrionale (30% nel Nord-est e 22% nel Nord-ovest); nelle regioni del Centro sono 767 (15,4%), nel Mezzogiorno sono presenti 1.624 (32,6%) comuni nei quali è presente almeno uno dei Prodotti di Qualità, dei quali il 20,3% nel Sud e il 12,2% nelle Isole.

Poco meno del 49% dei Prodotti di Qualità proviene da cinque regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Sardegna, Emilia-Romagna). L’incidenza maggiore sul totale dei corrispondenti comuni si registra in Valle d’Aosta (97,3%), Umbria (93,5%), Emilia-Romagna (90,9%), Toscana (88,7%), Puglia (78,7%).

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