di Nicola Tavoletta

Quintuplicati i casi di depressione per la pandemia da covid. La salute mentale sta pagando un prezzo altissimo alla pandemia. I sintomi depressivi nella popolazione sono quintuplicati, quelli gravi sono aumentati addirittura più di sette volte in pochi mesi: a dimostrarlo sono i più recenti studi scientifici i quali sanciscono un incremento dei disturbi sia nelle persone già affette da una malattia mentale, sia in chi è stato contagiato dal coronavirus, sia nella popolazione generale. Si stima, inoltre, che la psicosi potrebbe colpire fino al 4% sia delle persone con disturbi mentali che di coloro che sono venuti in contatto con il virus. Emerge infine che il covid-19 possa provocare conseguenze neuropsichiatriche nel lungo termine individuate ad oggi in un caso su tre e causate dallo stato iper-infiammatorio indotto dal virus. Anche i primi dati sulla popolazione generale sono molto significativi: il 32% manifesta infatti sintomi depressivi, e in italia si stimano nei prossimi mesi fino a 150.000 casi di depressione maggiore in più.

Sono a riportare tale estratto pubblicato da agi, agenzia italia, in data 25 settembre, per sollevare una riflessione comune. Non intendo fare una valutazione, un’analisi o un approfondimento, perché non ho le competenze scientifiche, quindi neanche una riflessione tecnica, ma una personale e sociale. Purtroppo la pandemia è in corso e le statistiche dei nostri confinanti ci allertano a causa di numeri molto alti a parità di tamponi con l’italia. La situazione è complicata e la schiettezza del presidente della regione campania, non più in cerca di consenso, ci ricorda la possibilità della necessità di altri lockdwn. Le conseguenze sociali e psicologiche sono espresse proprio nel testo che vi ho riportato. Allora la mia riflessione è questa: noi possiamo farcela anche e soprattutto se abbassiamo il grado di conflittualità sociale e personale. Purtroppo abbiamo un nemico comune e oggi le nostre divisioni e le nostre inimicizie sono una fragilità appetibile per il virus e le sue conseguenze. Oggi abbiamo la necessità tattica di “congelare” ogni questione personale, sociale, politica o di rivalsa. Oggi abbiamo il necessario compito di cucire armonia comune, un nuovo stile sociale. Dobbiamo anticipare l’inverno con un nuovo stile collettivo nel quale nella forma e nella sostanza lavoriamo per diffondere armonia, proviamo tutti a mediare, perché ci conviene, perché abbiamo bisogno di alleati. Oggi il nostro “abituale avversario” è per necessità o addirittura sopravvivenza un nostro alleato. Ci sono donne e uomini che lavorano nella scuola, nella sanità, nella sicurezza e nei trasporti che dovranno correre rischi altissimi; hanno bisogno del nostro aiuto, non della critica. Non è il mio un invito ad adulcorare la coscienza politica o critica, ma una proposta di uno stile comune per evitare la diffusione del disagio e della solitudine che è campo fertile per tutte le conseguenze del virus, anche le indirette. Forse la mia è la richiesta di un condono sociale e personale per essere tutti convintamente dalla stessa parte. La chiesa auspicherebbe il perdono, ma se proprio non riuscissimo a perdonare almeno una forma necessaria di opportuna “indulgenza” sociale. È necessario questo nuovo stile collettivo per il benessere comune. Una volta, proprio su queste pagine, ripresi questa interpretazione storica : la rivoluzione francese ci riservo’ il motto liberte’, egalite’ e fraternite’. L’ottocento è stato il secolo della libertà, il novecento quello delle uguaglianze, ora possiamo concentrarci sulla fraternita’? Forse è troppo, forse non siamo pronti, ma il pericolo c’è e la trincea è la stessa per tutti noi.

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