La presidente Ursula von del Leyen ha annunciato l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da parte della Commissione europea. Il testo presentato dal governo italiano ha superato l’esame di merito con giudizi molto positivi. Per il via libera definitivo, manca ormai solo il passaggio formale di fronte all’Ecofin (composto dai ministri delle Finanze degli Stati membri).

Questo consentirà all’Italia di ricevere probabilmente entro l’estate circa 25 miliardi di euro, un primo anticipo dei 190 miliardi di investimenti europei previsti dal Piano.

Non vuol dire che potranno partire solo alcuni progetti e non altri già previsti: il nostro Paese, infatti, ha in cassa le risorse necessarie ad avviare l’attuazione del PNRR. L’Europa andrà poi progressivamente a restituire gli investimenti anticipati dai singoli Paesi. Solo il mancato rispetto degli obiettivi e dei tempi previsti per realizzare le riforme e i progetti può interrompere il trasferimento di risorse da Bruxelles e, quindi, fermare l’attuazione del Piano.

Circa 82 miliardi, il 40% delle risorse del PNRR, sono riservati al Mezzogiorno. È una cifra indicativa, che potrà crescere – ma non diminuire – se le regioni meridionali dimostreranno la capacità di intercettare una quota maggiore di quella a loro riservata all’interno dei singoli investimenti.

Le previsioni sull’impatto macroeconomico del Piano al Sud dimostrano l’eccezionalità dell’intervento:

+24% crescita

il PIL del Mezzogiorno inciderà nel 2026 per il 23,4% su quello nazionale (+1,4% rispetto al 2019), quindi le regioni meridionali potranno realmente fare da traino alla ripresa dell’Italia

+5,5% dell’occupazione femminile

+4,9% dell’occupazione giovanile.

Gli ultimi due dati tengono conto solo dell’impatto diretto del PNRR e non considerano né altre misure già in essere (ad es. gli sgravi contributivi), né gli effetti più a lungo termine, suscitati da interventi come il rafforzamento delle infrastrutture sociali e sanitarie, le misure di conciliazione dei tempi tra vita e lavoro, il miglioramento dei livelli di istruzione e formazione (soprattutto nelle materie STEM).

Più che i dati macroeconomici, però, a dare l’idea degli effetti del PNRR sono gli investimenti e le riforme che andranno a incidere sulla vita quotidiana dei cittadini, in particolare quelli meridionali.

Il Piano consentirà infatti di risolvere problemi storici del Mezzogiorno e valorizzarne le potenzialità, per garantire pari diritti e pari opportunità a tutti gli italiani, indipendentemente dal luogo di nascita o residenza. In una parola, consentirà di “riaccendere” il Sud dopo decenni vissuti in ombra rispetto allo sviluppo dell’Europa e del Centro-Nord.

Proprio su questi risultati si concentra la campagna di comunicazione realizzata dagli uffici del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, intitolata “Riaccendiamo il Sud”. Dieci sono i temi scelti per spiegare come il PNRR potrà intervenire sul tessuto sociale e produttivo delle regioni meridionali: diritti; mare, infrastrutture e collegamenti; Italia interna; salute; lavoro; donne e giovani; acqua; energia verde ed economia circolare; connessione; semplicità.

 

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