VOLUTO DAL GAL ALTO TAMMARO, IN COLLABORAZIONE CON UNIMPRESA, FUTURIDEA, TERRE STREGATE E CAPOFILA AGRICAMPUS, IL PROGETTO SULLO STUDIO DEI VINACCIOLI IN AMBIENTE AGRO INDUSTRIALE IERI POMERIGGIO HA PRESENTATO I PRIMI RISULTATI SCIENTIFICI DELLA RICERCA.

Presso la sede del Polo per l’Innovazione e la ricerca a Benevento in Piano Cappelle, i quattro soggetti partners del progetto SUVAI hanno presentato ad un pubblico di esperti e di produttori agricoli della filiera vitivinicola, i primi risultati di una ricerca che vede nel vinacciolo quale residuo della produzione del vino il prodotto principe da cui ricavare un olio dalle caratteristiche quasi prodigiose.

“È il tema della filiera corta – esordisce il prof. Ignazio Catauro – nella doppia veste di amministratore di Agricampus capofila e presidente Unimpresa partner del progetto – che interessa particolarmente la dinamica di questo progetto. Siamo partiti da un residuo/scarto di una lavorazione agricola, per giungere alla produzione di un olio, quello da vinaccioli, cioè i semi dell’uva, tra i più performanti nella sua categoria”.

Hanno partecipato alla presentazione Francesco Nardone di Futuridea quale partner scientifico, che ha voluto evidenziare come sia determinante in questo momento storico soprattutto per le aree interne, dedicare maggiori energie alla promozione dell’economia circolare quale motore di sviluppo locale, in particolare legato al settore agricolo ed agroalimentare.

Un contributo di idee principalmente indirizzate alla partecipazione più attiva al lavoro del GAL da parte di tutti gli stakeolder del territorio, è stata evidenziata dal coordinatore del GAL Alto Tammaro avv. Massimo Di Tocco, il quale si è soffermato, nel suo intervento, sulla necessità di rendere concrete e realizzabili le tante ricerche che lo stesso GAL ha sostenuto in questi ultimi anni. Il coordinatore Di Tocco ha voluto manifestare vivo apprezzamento per il lavoro del gruppo di partenariato di SUVAI riconoscendo a tutti i partners un apprezzabile ed encomiabile lavoro svolto in questi due anni di progetto.

Più tecnico l’intervento di Armando Iacobucci dell’azienda vitivinicola Terre Stragate di Guardia Sanframondi, il quale si è soffermato sulle modalità di estrazione dei vinaccioli nel processo di vinificazione. Interessante la descrizione dettagliata della specifica attrezzatura utilizzata per ricavare questo prezioso residuo di lavorazione, lo stesso Armando Iacobucci ha sottolineato i vari passaggi che nel corso degli anni ha dovuto superare per ottenere un prototipo che consentisse di rispettare tutti gli standard di lavorazione per giungere ad una corretta estrazione degli stessi vinaccioli.

“Per la maggior parte dei produttori – continua il presidente Unimpresa Ignazio Catauro – i residui della produzione del vino sono uno scarto e un costo per il loro smaltimento. In genere la vinaccia e i vinaccioli vengono ritirati gratuitamente dalle distillerie che, oltre a produrre grappa ed alcool, vanno a recuperare le buccette, i raspi, i vinaccioli traendo da uno scarto un alto reddito. La buona riuscita del progetto può determinare sicuramente un vantaggio al sistema produttivo agricolo locale, infatti con la sperimentazione e divulgazione delle tecniche di produzione di nuovi prodotti, e con l’inserimento di nuove processi produttivi si possono creare i presupposti per un incremento delle produzioni stesse nonché la creazione di nuovi indotti quali centri di raccolta, aziende di trasformazione e commercializzazione” conclude il prof. Catauro.

L’intervento della prof.ssa Rosanna Filosa dell’Università del Sannio e Responsabile Scientifica del progetto SUVAI, si è soffermato naturalmente sull’aspetto scientifico dell’intero processo di estrazione. Nel presentare i lavori dei tre ricercatori da lei coordinati, Ferdinando Bruno, Maria Chiara Di Meo, Maria Preziosa Romano, ha evidenziato che l’uso di sottoprodotti come appunto, possono essere i vinaccioli, da destinare alla trasformazione, è in continua evoluzione. Gli integratori alimentari, i prodotti cosmetici e industriali, la crescente richiesta di fitoterapici e di prodotti per il benessere della persona e la prevenzione di patologie, come quelle cardiovascolari e tumorali ne sono un esempio. Anche l’industria farmaceutica si mostra attenta all’individuazione di nuove molecole di origine naturale e fitocomplessi da validare per la cura di diverse patologie.

“L’olio dei semi di uva – ha ricordato la profssa Filosa – è ricco di polifenoli e di acido linoleico che fa parte dei cosiddetti acidi grassi essenziali, in particolare l’acido linoleico corrisponde agli omega 6. I due attivi principali dell’olio di vinaccioli sono coinvolti nei processi antiossidanti e antinvecchiamento del corpo umano e sono fonti di benessere e salute. In particolare, i polifenoli aiutano il sistema cardiovascolare a funzionare meglio, gli omega 6 sono soprattutto ipocolesterolemizzanti poiché abbassano il livello del colesterolo LDL”.

Ci ricorda il presidente Catauro che ultimamente l’olio di vinaccioli sta diventando sempre più conosciuto anche in cucina interessando il grande pubblico tanto che ci sono molti articoli su riviste specializzate che ne elogiano le sue ottime qualità. Tuttavia, l’olio di vinaccioli, nonostante le sue numerose qualità organolettiche, è ancora un prodotto di nicchia in quanto il suo processo di estrazione è difficile e costoso e quindi anche il consumatore finale si rende conto della differenza di prezzo rispetto al classico olio extravergine d’oliva. “È anche vero – ci ricorda Catauro – che il consumatore sta diventando sempre più esigente ed attento alle proprietà dei prodotti che acquista e siamo certi che il mercato legato all’olio di vinaccioli crescerà in modo considerevole nei prossimi anni come sta accadendo in altre parti del mondo”.

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