Nelle società primitive gli individui si spostavano da un luogo ad un altro in funzione dei bisogni e per necessità, ovvero per ricerca di cibo, calamità naturali, etc., quindi l’uomo si ritrovava a vivere in totale simbiosi con la natura, tanto che non veniva fatta alcuna distinzione tra il tempo destinato al lavoro e quello destinato allo svago; esso risultava essere legato alla vita quotidiana, ed i ritmi venivano scanditi dalle esigenze, dalla natura e dalle tradizioni e religioni.

Per i greci, il muoversi da un luogo ad un altro era legato a motivi religiosi, culturali, commerciali e sportivi; per i romani lo spostamento da un luogo ad un altro era legato a motivi economici e di svago. Infatti, è all’epoca dell’Impero Romano che si registrano i primi fenomeni di spostamento esclusivamente motivati dall’otium (ozio), tempo dedicato alla cultura e all’arricchimento delle proprie conoscenze e capacità creative. I luoghi in cui si praticava l’otium erano le ville, mentre l’Egitto e la Grecia erano le mete preferite per gli spostamenti. Durante questi viaggi venivano utilizzate le Periegesi, ovvero gli antesignani delle nostre guide.

Tra il XVI ed il XVIII secolo, il turismo assume una connotazione diversa; infatti, lo “spostarsi” da un luogo ad un altro non riguarda più gruppi ingenti di individui, bensì un ristretto gruppo di soggetti “privilegiati” appartenenti alla nobiltà; un esempio è dato dal “Grand Tour” che si afferma a partire dal 1600 e che vede la Francia, l’Italia e la Grecia le mete ambite dai rampolli delle grandi famiglie inglesi prima e di tutta Europa, poi.

Le date fondamentali alle quali legare l’evoluzione del comparto turistico sono: il 1825, anno in cui si inaugura la prima linea ferroviaria in Gran Bretagna; ed il 1841, anno in cui venne organizzato da Thomas Cook il primo viaggio ferroviario, ed è sempre attribuibile a T. Cook la nascita della prima agenzia di viaggi. Nel 1845 nasce il turismo moderno: il viaggio diventa vero momento di svago e di conseguenza si assiste anche all’affermarsi di luoghi che diventano meta turistica. Nella visione moderna il turismo non è più elemento marginale del sistema economico ma diviene elemento capace di influenzare in modo significativo la società.

Il settore turistico, in questi ultimi decenni, ha assunto per il nostro Paese una grande importanza: nei documenti istituzionali il turismo è considerato un settore fondamentale per l’economia italiana e del Mezzogiorno in particolare, principalmente per due ragioni: “Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell’Italia ammonta a oltre 232,2 miliardi di euro (circa il 13,2% della produzione nazionale) e le persone impegnate in questo settore sono circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci)”. Si sottolinea, ancora, come il turismo offra grandi opportunità in quanto può attrarre nuove risorse necessarie per valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico del Mezzogiorno e delle aree interne appenniniche in particolare; valorizzare significa, infatti, non solo svolgere attività di conservazione ma anche di promozione dei beni culturali e paesaggistici dell’area interessata.

Un altro aspetto da evidenziare riguarda il ruolo che il turismo può assumere nel rafforzamento delle identità territoriali da cui le stesse istituzioni traggono fondamento. Si è sempre più consapevoli che il turismo sia un fenomeno che non può essere lasciato all’improvvisazione, ma deve essere gestito in modo professionale. Le competenze richieste sono specifiche e nello stesso tempo trasversali, investendo diversi settori: da quello giuridico a quello economico aziendale, il mondo della cultura attraverso un approccio che sappia tenere conto dei diversi interessi coinvolti che richiedono investimenti di natura pubblico-privata.

Il Mezzogiorno d’Italia è una terra ricchissima dal punto di vista culturale, nella quale si trova un patrimonio diffuso costituito non solo da grandi attrattive culturali, ma da numerosissimi luoghi di fruizione presenti ovunque nel territorio: musei, palazzi storici, aree di interesse naturale e artistico e un’infinità di tradizioni e possibili rievocazioni storiche e popolari.

La ricchezza di un Paese può misurarsi anche attraverso parametri diversi da quello del Pil. Il Mezzogiorno possiede infatti risorse naturali e culturali che rappresentano un vero tesoro. L’incidenza del patrimonio statale presente nel Mezzogiorno è rilevante: nel Sud si trovano 145 siti tra musei, monumenti e aree archeologiche pari al 34,3% del totale nazionale. Cifra che sale a 256 se si aggiungono i 111 siti siciliani (non di competenza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), diventando il 48% del totale italiano.

Tra i beni culturali del meridione 15 dei 49 siti Unesco italiani fanno parte della lista del Patrimonio dell’Umanità. Sono invece 11.543 i beni immobili (archeologici e architettonici) vincolati presenti nel Meridione, su 46.025 tutelati a livello nazionale. Inoltre, nelle regioni del Sud Italia si trovano 3.634 biblioteche pubbliche pari al 29% delle biblioteche italiane.

Secondo i dati del Ministero dell’ambiente, il Mezzogiorno possiede un notevole patrimonio naturale: su 24 parchi nazionali, 14 si trovano nel sud del Paese, il 39,7% del patrimonio nazionale in termini di estensione. Alla grande ricchezza del tessuto culturale del Mezzogiorno non corrisponde, però, un’altrettanto ampia fruizione di questo patrimonio.

Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo evidenzia quanto i territori del Mezzogiorno esprimano una propria forza economica anche attraverso l’elevata qualità del proprio patrimonio culturale diffuso e dei paesaggi, le cui straordinarie potenzialità sono ampiamente inespresse. Per il Mezzogiorno il patrimonio culturale ed il paesaggio sono, infatti, non solo elementi fondanti della propria identità ma anche potenziali potenti strumenti di miglioramento della qualità dello sviluppo economico sostenibile e per la creazione di opportunità di lavoro qualificato, anche se si deve constatare ad oggi che tali potenzialità non si sono ancora pienamente dispiegate in termini di sviluppo socio-economico, occupazione e benessere diffuso.

L’offerta turistica vincente si basa sulla valorizzazione delle specificità territoriali, al fine di raggiungere i diversi segmenti della domanda, ma deve fondarsi sulla garanzia di un livello di qualità dei servizi prevedibile e adeguato al prezzo. Il tema della qualità è fondamentale per il recupero della competitività dell’offerta turistica sia sul mercato domestico che su quello più ampio. Risulta necessario affermare e consolidare, oltre che promuovere, sempre più un approccio non tradizionale del marketing turistico e territoriale, che valorizzi gli strumenti quali l’accoglienza, il racconto, le reti.

Accoglienza significa prima di tutto costruire relazioni e condividere passioni, racconti, storie, emozioni, territori. La maggior parte delle persone frequenta i social network perché attraverso essi può condividere esperienze con un gran numero di persone. I social network dunque possono fornire un grande contributo e in questi anni hanno consentito di rendere più umano il rapporto tra le persone coinvolte. La rivoluzione del web ha avuto il grande pregio di tirar fuori dal cassetto la visione italiana o “latina” al mercato, che fa leva sul passaparola, la reputazione e la gestione delle relazioni. È necessario coinvolgere gli utenti del web nelle reti sociali attraverso il dialogo e la condivisione ed è importante spingere affinché il turismo sia sempre meno standard ma più vero, più relazionale e più umano.

La necessità di fare rete, il settore turistico, in particolare al Sud, si basa su un sistema di piccole e medie imprese, spesso a gestione familiare, per quanto riguarda sia le strutture ricettive, sia l’intermediazione (agenzie di viaggi, tour operator) che si presentano sui mercati spesso in modo non coordinato. La mancanza di integrazione delle politiche di sviluppo turistico con le politiche perseguite in altri settori è cruciale nel limitare la loro efficacia.

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