“La povertà non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo” – (Papa Francesco)

Anche quest’anno il 9 novembre è stato dedicato al ricordo di ciò che avvenne lo stesso giorno del 1943 quando da Firenze partì il primo convoglio di deportati ebrei, con più di 300 persone a bordo, compresi bambini ed anziani, ammassati su alcuni vagoni di un treno diretto ad Auschwitz. Di questi soltanto in 15 si salvarono e fecero ritorno a casa.

Per commemorare questi fatti e per onorare la memoria delle vittime della furia nazista, la città ha vissuto una intera giornata all’insegna della riflessione e della preghiera con la partecipazione delle autorità civili, militari e religiose a testimonianza di quell’unità così necessaria affinché la minaccia dell’antisemitismo sia una miccia che va spenta come ha ripetuto Papa Francesco ricordando la Notte dei Cristalli.

La giornata non poteva non iniziare dalla stazione di Santa Maria Novella, e più precisamente dal binario 16 perché proprio lì era stato posto il treno su cui quasi 300 ebrei furono ammassati per trasportarli al campo di concentramento dove sarebbero arrivati alcuni giorni dopo, il 14 novembre. Erano stati in gran parte rastrellati tre giorni prima, all’alba del 6 novembre, con un’irruzione nei locali della comunità ebraica di via Farini ad opera degli occupanti tedeschi e dei militi ‘repubblichini’. Nell’elenco dei deportati erano presenti anche 8 bambini e circa 30 anziani ultrasessantenni. La più giovane Lia Vitale (1 anno), la più anziana Fanny Tedesco (93 anni). Di questi scamparono alla morte soltanto 8 uomini e 7 donne.

“È un dovere istituzionale e civico venire al binario 16, ogni anno, per ricordare i fatti drammatici del passato. I temi della discriminazione e del razzismo, che in passato hanno portato a tragedie, non vanno dimenticate. Più si raccontano le nostre memorie e più si riuscirà a far crescere le giovani generazioni con principi saldi”. Lo ha detto il presidente del Consiglio comunale Luca Milani, intervenendo alla cerimonia commemorativa.

A nome dell’Amministrazione e della città di Firenze, Milani ha poi sottolineato “l’importanza del valore della memoria da coltivare perché dobbiamo assolutamente evitare ciò che abbiamo visto in alcune manifestazioni no green-pass nelle quali è stato accostato il dramma disumano dei deportati nei campi di sterminio alla “privazione di libertà” nella gestione della pandemia. E questo è inaccettabile”.

Sono state numerosi i partecipanti alla cerimonia mattutina in Santa Maria Novella a testimonianza di un impegno che affonda le radici nel passato ma ha i piedi ben piantati nel presente. Oltre al presidente Milani, erano presenti il neo prefetto Valerio Valenti, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il presidente della Comunità ebraica Enrico Fink, il rabbino Gadi Piperno, i sindaci della Città metropolitana con i Gonfaloni dei loro comuni, i rappresentanti delle associazioni ANED, ANPI, associazioni antifasciste e numerose altre autorità civili, militari e religiose, oltre a diversi consiglieri comunali.

 

 

Nel 2013, proprio alla testa del binario 16, fu eretto un monumento in memoria delle deportazioni naziste del 1943. L’opera fu realizzata da Nicola Rossi con “Marmo Giallo Sahara” proveniente da una cava al confine fra Israele ed Egitto e raffigura un cuneo di ferro che squarcia una pietra incassata su due binari.

La memoria delle deportazione degli ebrei di Firenze è proseguita nel pomeriggio nel piazzale della Sinagoga con un momento di preghiera e di riflessione organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Comunità Ebraica e della Comunità Islamica, proprio per sottolineare lo spirito di unione di tutte le religioni monoteiste contro ogni forma di odio, di antisemitismo e di violenza.

Anche i profili social della città di Firenze si sono uniti al ricordo del 9 novembre 1943 evidenziando che “questa è un’occasione per dedicare riflessione e raccoglimento ad una delle pagine più spaventose della storia dell’umanità. Uomini annientati in conseguenza della loro appartenenza etnico-religiosa, del loro orientamento sessuale, della loro invalidità fisica. Perché l’olocausto non riguardò solo gli ebrei, non dimentichiamoci dei rom, degli omosessuali, dei disabili che subirono lo stesso trattamento. Tutto questo, nel cuore dell’Europa. E come rimuovere la vergognosa complicità e attiva collaborazione del nostro paese, a partire dalla promulgazione delle leggi razziali?”.

Leave a Reply

  • (not be published)