“Il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace

sembra un’utopia di altri tempi”

(FRATELLI TUTTI)

“L’uomo mediterraneo – la civiltà mediterranea, la spiritualità e la cultura mediterranea, che nel corso dei secoli si sono radicate lungo le sponde di questo grande lago di Tiberiade – ha ancora oggi (ed avrà ancora domani, nel corso dei secoli che verranno) una funzione permanente da svolgere per l’edificazione della storia nuova del mondo”. Così scriveva Giorgio La Pira al presidente dell’Istituto di biologia umana dell’Università di Tunisi. Era il 1968. Il “professorino”, come veniva apostrofato dai tempi della Costituente, aveva già dismesso i panni di sindaco di Firenze ma era ancora un solido ed autorevole punto di riferimento per la pace.

In piena guerra fredda, a cavallo degli anni ’50 e ’60, La Pira aveva avviato iniziative importanti come il Convegno dei sindaci di tutte le città del mondo e i Colloqui di pace del Mediterraneo. Il suo intento era quello di promuovere il dialogo ecumenico tra le religioni monoteiste ma anche lavorare come città, a partire da Firenze, ad un’unione politica di una vasta area che si raccoglieva attorno a quello che definiva evangelicamente il “Lago di Tiberiade” e che i romani, prima di lui, avevano chiamato “mare nostrum”.

Fu proprio grazie al “sindaco santo” che nel capoluogo toscano, tra il 1952 e il 1956, ci fu il primo “Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana” con la presenza dei ebrei, cristiani e musulmani allo stesso tavolo. Nel ’55, invece, iniziarono gli incontri dei sindaci delle città del mondo (tra cui quelli di Mosca e Pechino) che, a Palazzo Vecchio, siglarono uno storico patto di amicizia da cui sono nati i gemellaggi tra varie città. A seguito di questo impegno, nel ’59 La Pira fu invitato in Russia e parlò davanti al Soviet supremo sui temi del disarmo e della pace, affrontando anche la spinosa questione della libertà religiosa.

E’ sulla scia di questa grande eredità che la Conferenza Episcopale Italiana ha scelto Firenze quale sede dell’Incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo in programma dal 23 al 27 febbraio. Un evento che l’attuale sindaco Dario Nardella ha definito giustamente epocale perché si concluderà con la visita di Papa Francesco e vedrà la partecipazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio, Mario Draghi. La tappa fiorentina arriva a due anni dal primo appuntamento che si tenne a Bari nel febbraio del 2020. Solo che allora furono convocati soltanto i pastori delle Chiese che si affacciano sul Mediterraneo. La novità di questa edizione è la partecipazione dei sindaci voluta dall’inquilino di Palazzo Vecchio, ripercorrendo così le orme del suo illustre predecessore. Mentre scriviamo, è ufficiale l’arrivo di 60 delegati da 20 Paesi che saranno accolti dal ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio.

Quella che attende Firenze è una settimana molto intensa sul piano politico, religioso ed anche mediatico. Il culmine sarà la presenza del Santo Padre che per la terza volta visita l’arcidiocesi di Firenze dall’inizio del suo pontificato e a cui i vescovi e i sindaci consegneranno una Carta d’intenti comune che sarà elaborata e sottoscritta nella seduta congiunta.

I primi ad arrivare saranno i rappresentanti delle Chiese sorelle del Mediterraneo nel pomeriggio di mercoledì 23 febbraio. L’incontro avrà luogo nel complesso di Santa Maria Novella (primo insediamento dei Domenicani a Firenze e sede del Concilio del 1431) e sarà inaugurato dal presidente Mario Draghi e dal cardinale Gualtiero Bassetti. Nelle due giornate successive, i vescovi discuteranno di quali diritti e doveri per le comunità religiose nelle città con un’appendice di preghiera il venerdì sera, nello scenario della Basilica abbaziale di San Miniato al Monte, nella memoria di martiri e testimoni della fede e della giustizia. Il sabato, invece, sarà dedicato all’assemblea congiunta con i sindaci che, nel frattempo, saranno stati accolti in Palazzo Vecchio dal sindaco Nardella.

Anche per i primi cittadini il Mar Mediterraneo, crocevia di civiltà, popoli e religioni, sarà il centro ideale dei dibattiti. Obiettivo della conferenza, infatti, è rilanciare l’interesse verso la zona mediterranea, un’area costantemente di attenzione e tensioni. I loro lavori sono stati predisposti da un comitato scientifico che ha visto la partecipazione dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, degli ex ministri Enzo Bianco e Marco Minniti, dell’ex sindaco Mario Primicerio e degli assessori comunali Sara Funaro ed Alessandro Martini. La giornata di venerdì 25 si presenta molto intensa dato che sono previste quattro sessioni. Si discuterà di dialogo culturale e cooperazione tra le città, di sicurezza sanitaria e promozione sociale, di tutela ambientale e sviluppo economico sostenibile ed, infine, di nuove politiche migratorie. Si tratta di temi molto attuali sui quali i sindaci potranno ascoltare interventi di assoluto rilievo come quelli dello stesso Prodi e dell’alto commissario per i rifugiati dell’Onu Filippo Grandi.

La mattina del sabato, invece, Palazzo Vecchio ospiterà una sessione congiunta che avrà lo scopo di definire la Dichiarazione di Firenze, documento condiviso con impegni e scopi da promuovere per la condivisione del Mar Mediterraneo, che sarà poi firmata nel pomeriggio nel nuovo auditorium del Maggio Musicale Fiorentino alla presenza, tra gli altri, del presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale Giampiero Massolo e del presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Ovviamente i fari sono tutti puntati sulla domenica 27 quando a Firenze arriverà il Papa. Prima tappa sarà Palazzo Vecchio con tre momenti: l’incontro con i vescovi e i sindaci nel Salone dei Cinquecento, l’incontro con i sindaci delle città capitali del Mediterraneo in Sala Leone X e l’incontro con le famiglie di profughi e rifugiati in Sala d’Arme. Subito dopo il Pontefice si porterà alla Basilica di Santa Croce dove, alle 10.30 alla presenza del Capo dello Stato, presiederà la Santa Messa al cui termine reciterà l’Angelus nella piazza antistante.

La scelta della Basilica di Santa Croce non è stata un caso perché da sempre è luogo di incontro e dialogo nel segno di San Francesco d’Assisi (i frati minori sono i custodi del complesso) e di Giorgio La Pira, di memoria condivisa e di apertura internazionale. I sindaci delle capitali del mondo, chiamati a Firenze dal “sindaco santo” si incontrarono proprio in basilica il 4 ottobre 1955. Tre anni dopo il complesso monumentale accolse i Colloqui del Mediterraneo nella sua prima edizione. Ma Santa Croce è stata anche spazio di incontri storici tra i successori di Pietro e la città. La sera di Natale del 1966, dal sagrato, Paolo VI consolò i fiorentini colpiti dall’alluvione. E sempre sotto lo sguardo di Dante, Giovanni Paolo II, il 19 ottobre 1986, recitò l’Angelus insieme a migliaia di giovani che gremivano la piazza. Questa volta, invece, c’è il Covid-19 e le sue conseguenti restrizioni. Per rispettare tutte le norme di sicurezza sanitaria, quindi, in chiesa non potranno esserci più di 800 persone e in piazza non più di 1.200 con forti limitazioni alla partecipazione dei fedeli.

Lo sforzo organizzativo di questa cinque giorni non ha riguardato soltanto la Cei e il Comune ma anche l’Arcidiocesi di Firenze retta dal cardinale Giuseppe Betori. Alla Chiesa locale ospitante, infatti, è stato affidato l’importante compito di elaborare intinerari serali che porteranno i partecipanti a conoscere meglio la realtà fiorentina sotto diversi punti di vista, non solo le bellezze generate dalla fede, ma anche gli aspetti più significative della storia recente e dell’oggi della realtà ecclesiale, attraverso le figure dei suoi protagonisti (card. Elia Dalla Costa, don Facibeni, don Milani e  don Divo Barsotti)  e delle opere culturali, ecumeniche, di accoglienza e dialogo, di carità. Per questi incontri, aperti al pubblico, saranno toccate la Cattedrale di Santa Maria del Fiore e le basiliche di San Marco (dove è sepolto La Pira), della Santissima Annunziata, di Santo Spirito e di San Lorenzo.

Ci siamo dilungati sul programma della settimana per farvi comprendere la portata di un appuntamento che non ha eguali nella storia recente di Firenze e della Toscana. Per il sindaco Nardella “si completa il disegno lapiriano” perché, come ai tempi della Guerra fredda, “anche oggi c’è un bene comune del Mediterraneo costruendo il quale si pone un tassello imprescindibile per l’intera famiglia umana”, ha osservato il cardinale Bassetti. Torneremo a parlare dell’Incontro dei Vescovi e dei Sindaci al termine di questi giorni che seguiremo da vicino e verificheremo se le aspettative della vigilia saranno confermate dai discorsi che saranno pronunciati e dai documenti che saranno sottoscritti.

 

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