INTERVISTA A CARLO FRANCINI, DELL’ASSOCIAZIONE BENI ITALIANI PATRIMONIO MONDIAL
In vista del WTE Unesco, a Roma dal 24 al 26 settembre, ne parliamo con Carlo Francini, coordinatore del Comitato tecnico scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale.

L’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale è, da sempre, partner e patrocinatore del WTE Unesco, il Salone mondiale Città e Siti Unesco, che quest’anno si svolgerà al WeGil a Roma, dal 24 al 26 settembre. Per capire che ruolo possono avere i beni patrimonio mondiale Unesco nella ripresa del turismo post Covid incontriamo Carlo Francini, coordinatore del comitato tecnico scientifico dell’associazione.

Dott. Francini, quanto contano la cultura e i siti del Patrimonio Mondiale nella ripresa turistica del nostro paese?
Direi che cultura e Patrimonio Mondiale hanno avuto un ruolo importante nella ripresa turistica, da diversi punti di vista.
L’emergenza sanitaria ha inciso profondamente sulle attività culturali ed economiche, lasciando un’impronta importante anche sui siti italiani del Patrimonio Mondiale. Ad essere colpite sono state soprattutto le città d’arte, che costituiscono una parte importante del sistema italiano dei siti iscritti alla World Heritage List. Siamo passati dal fenomeno dell’overtourism selvaggio – pensiamo a Firenze e Venezia o Roma – a città deserte, nelle quali solo nel mese di agosto si sono avuti segnali di ripresa delle attività legate al turismo, con presenze sia italiane che europee.
Questa processo di lenta ripartenza è stato possibile grazie all’offerta culturale generata e proposta nonostante le difficoltà, ma anche sopratutto grazie all’impegno delle istituzioni culturali e le amministrazioni locali che si sono prodigate per poter accogliere i visitatori in maniera sicura, assicurando i necessari standard di protezione per tutti, turisti e personale. Se poi pensiamo ai luoghi Patrimonio Mondiale come i Parchi naturali e le Riserve, il discorso è differente: per la loro stessa conformazione, una volta finito il lockdown, hanno potuto immediatamente accogliere i visitatori e anche le strutture ricettive si sono ben attrezzate per offrire il massimo confort e la massima sicurezza. 
Per i siti del Patrimonio Mondiale in Italia manca ancora però una complessiva lettura reale e incisiva di rete: questo è un aspetto da prendere in considerazione quanto prima, sopratutto perché la pandemia ci ha messo di fronte alla necessità di ripensare al turismo come attività economica in maniera complessiva, aiutandoci a metterne a fuoco meglio le criticità e le opportunità future, verso l’orizzonte della sostenibilità sociale, ambientale ed economica del sistema stesso. E quindi, a mio parere, il valore dei siti del Patrimonio Mondiale possono essere anche un riferimento ed un booster per il turismo post-covid.

Che cosa sta facendo o ha in programma l’associazione per i siti italiani?
Nel periodo di lockdown i tecnici e gli operatori dell’Associazione si sono messi a disposizione a vario titolo per sostenere i siti e i soci attraverso il supporto sia nelle attività scientifiche e di ricerca che in quelle di comunicazione, vista la migrazione on line di contenuti “home made” e l’attivazione di attività social e digital da parte di molti enti che non erano ancora attrezzati in proposito.
Abbiamo lavorato alla calibratura e perfezionamento dei nostri strumenti digitali, poiché tutte le nostre attività collegiali da marzo si svolgono on line e abbiamo avuto l’opportunità per rendere la rete il mezzo di lavoro fra soci, è stata una bella sfida anche questa!
In questa fase continuiamo a monitorare e a comunicare gli effetti della pandemia sulle attività di conservazione e le modalità di fruizione dei siti Patrimonio Mondiale, facendo da collettore per le istanze, esigenze e criticità affrontate dai nostri soci. La principale mission dell’Associazione è mantenere viva una rete di confronto fra i siti e i loro gestori, cosa che si è rivelata indispensabile in questo momento di grande difficoltà. Per tanti poter avere un luogo di sostegno e confronto ha significato trovare nei colleghi spunti e soluzioni a problematiche purtroppo comuni, ma anche mettere in comune idee e risorse.
Per il futuro prossimo abbiamo in preparazione diverse occasioni di aggiornamento e capacity building degli operatori del Patrimonio Mondiale, la partecipazione a bandi europei -in collaborazione con le nostre consorelle del Network Europeo delle Associazioni Patrimonio Mondiale – per cogliere assieme le opportunità di recupero che saranno offerte, nonché un rafforzamento delle nostre attività di disseminazione per gli studenti e di formazione per gli insegnanti e gli operatori didattici. 

Che funzione ha il World Tourism Event in questo panorama?
L’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale considera il World Tourism Event una straordinaria occasione per promuovere la conoscenza dei siti italiani iscritti alla World Heritage List dell’UNESCO e – al tempo stesso – un’opportunità per gli operatori del settore di confrontarsi sul ruolo del turismo come elemento di crescita dei territori. L’appuntamento di quest’anno risulta quindi essere il miglior contesto possibile nel quale trovare nuove strade improntate alla sostenibilità e alla ricerca del benessere delle comunità e di coloro che visitano il nostro patrimonio. Dalle crisi si esce infatti solo se si è disponibili ad evolversi e – nel caso del turismo nei siti del Patrimonio Mondiale – questo significa imparare ad essere resilienti, trovando modalità diverse di fruizione dei territori e delle città d’arte, migliorando in maniera complessiva e coordinata i nostri modelli di riferimento. L’esito disastroso dell’incidenza dell’emergenza sanitaria Covid19 sul turismo nelle città d’arte Patrimonio Mondiale testimonia infatti come i modelli fino ad ora tenuti come riferimento non siano praticabili ad oltranza. L’Associazione crede fortemente che  il loro ruolo strategico dei siti Patrimonio Mondiale vada adeguatamente progettato e guidato, affinché realizzi in maniera sostenibile gli obiettivi di sviluppo del Paese, tanto in ambito economico che socio-culturale. Siamo certi che, mai come in questo momento, il World Heritage Tourism sostenga questa visione e quindi possa essere il luogo dove individuare nuove possibilità, nuove strategie di crescita, ponendo i semi di una futura sostenibilità del turismo.

(Fonte: www.wtevent.it)

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