Una volta giunti a Napoli, non si può fare a meno di visitare anche la Gaiola a Posillipo, una delle aree archeologiche più interessanti e meno conosciute della Campania. In epoca romana, già dal periodo repubblicano e durante i primi secoli dell’Impero, il comprensorio delle coste napoletane-flegree fu interessato dall’insediamento di numerose ville appartenenti a grandi esponenti pubblici e dell’aristocrazia. In particolare, sulla collina di Posillipo fu innalzata un’imponente residenza, il Pausilypon, che ha dato successivamente il nome a tutto il promontorio: impianto veramente degno di nota e unica villa imperiale conosciuta nell’area napoletana.

“Questo complesso, che si distende tra la Baia della Gaiola e Trentaremi, organizzato in più corpi, venne realizzato nel corso del I secolo a.C. dal ricco proprietario Publio Vedio Pollione, importante personaggio politico all’epoca dell’imperatore Augusto, governatore d’Asia, probabilmente originario di Benevento, che vi fece costruire un tempio in onore di Augusto. Gli scrittori antichi (Plinio, Dione Cassio, Seneca) ricordano di lui soprattutto le grandi ricchezze e l’efferata crudeltà.
Famoso è un episodio avvenuto proprio a Posillipo. Si racconta che Pollione volesse gettare in pasto alle murene del suo allevamento un suo servo, colpevole di aver rotto inavvertitamente un prezioso vaso di vetro, ma l’imperatore Augusto, ospite del ricco proprietario, salvò il servo ed ordinò di distruggere l’intera collezione di vasi. Alla sua morte Vedio Pollione lasciò la villa ad Augusto e ai suoi successori, i quali provvidero ad ingrandirla e a dotarla dei servizi necessari al funzionamento di una residenza imperiale. Il complesso occupava un’area vastissima, dalla cala di Trentaremi a Marechiaro: edifici residenziali, quartieri per gli ospiti e gli addetti ai servizi, impianti termali, ninfei, giardini, si estendevano scenograficamente sulle pendici della collina, i cui dislivelli erano stati sistemati con terrapieni e ampi terrazzamenti, fino ad addentrarsi con costruzioni avanzate quasi fin dentro al mare. Imponenti resti di tali costruzioni sono visibili a Marechiaro (Tempio della Fortuna), nella Cala di San Basilio (Palazzo degli Spiriti) e soprattutto nel vallone della Gaiola”. Sulla terrazza più alta è ubicato un teatro, con la cavea dal diametro di 47 m e con 19 ordini di sedili, capaci di accogliere 2.000 spettatori, che fa da pendant ad un odeon a picco sul mare che lo fronteggia, edificio destinato agli spettacoli musicali. La villa continuò ad essere abitata fino al IV secolo d.c., subendo numerose ricostruzioni e ampliamenti. Attualmente è possibile visitare un tratto di circa 2 km, dalla discesa di Coroglio, attraverso la Grotta di Seiano, fino all’area dei teatri.

 

Cfr: G. FEDELE, G. GUADAGNO, Campania archeologica, Novara 1984

FOTO: dalla rete

 

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