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IL NODO DELLE AREE INTERNE: UNA FRATTURA STRUTTURALE DEL TERRITORIO ITALIANO
di Ignazio CatauroGIOIA TAURO: CONFRONTO URSO-OCCHIUTO SU SVILUPPO PORTUALE E PRODUTTIVO DELL’AREA.
di RedazioneHOT
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IL NODO DELLE AREE INTERNE: UNA FRATTURA STRUTTURALE DEL TERRITORIO ITALIANO
di Ignazio CatauroGIOIA TAURO: CONFRONTO URSO-OCCHIUTO SU SVILUPPO PORTUALE E PRODUTTIVO DELL’AREA.
di Redazione
Il documento del governo rappresenta una svolta o una retromarcia?
L’Italia è da sempre un Paese segnato da profonde disuguaglianze territoriali. La dicotomia Nord-Sud è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più ramificato: l’esistenza di interi territori, montani, collinari, rurali, periferici, che vivono una condizione di progressivo marginalismo economico, sociale e infrastrutturale. Il termine “aree interne”, entra ufficialmente nel lessico della programmazione pubblica con la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) avviata nel 2013 su impulso dell’allora Ministro Fabrizio Barca. Secondo la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), questi territori rappresentano circa il 60% della superficie nazionale e ospitano poco più di 13 milioni di abitanti, cioè abitata da appena il 22% della popolazione. Una quota minoritaria della popolazione, ma distribuita in una porzione maggioritaria del territorio. L’Italia, insomma, è un Paese fragile che non fa rumore, dove lo spopolamento non si misura in proteste di piazza ma in luci spente nei borghi.
Secondo ISTAT, al 2024, i comuni classificabili come aree interne (basandosi sulla definizione SNAI: periferici, ultraperiferici, intermedi) sono circa 4.200 su oltre 7.900. In molte aree interne l’età media supera i 47 anni, con…
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IL NODO DELLE AREE INTERNE: UNA FRATTURA STRUTTURALE DEL TERRITORIO ITALIANO

Il documento del governo rappresenta una svolta o una retromarcia?
L’Italia è da sempre un Paese segnato da profonde disuguaglianze territoriali. La dicotomia Nord-Sud è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più ramificato: l’esistenza di interi territori, montani,…
GIOIA TAURO: CONFRONTO URSO-OCCHIUTO SU SVILUPPO PORTUALE E PRODUTTIVO DELL’AREA.

Discussa anche l’attrattività verso investimenti esteri ad alto valore aggiunto.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, sen. Adolfo Urso, ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in merito allo sviluppo portuale…
Il documento del governo rappresenta una svolta o una retromarcia?
L’Italia è da sempre un Paese segnato da profonde disuguaglianze territoriali. La dicotomia Nord-Sud è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più ramificato: l’esistenza di interi territori, montani, collinari, rurali, periferici, che vivono una condizione di progressivo marginalismo economico, sociale e infrastrutturale. Il termine “aree interne”, entra ufficialmente nel lessico della programmazione pubblica con la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) avviata nel 2013 su impulso dell’allora Ministro Fabrizio Barca. Secondo la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), questi territori rappresentano circa il 60% della superficie nazionale e ospitano poco più di 13 milioni di abitanti, cioè abitata da appena il 22% della popolazione. Una quota minoritaria della popolazione, ma distribuita in una porzione maggioritaria del territorio. L’Italia, insomma, è un Paese fragile che non fa rumore, dove lo spopolamento non si misura in proteste di piazza ma in luci spente nei borghi.
Secondo ISTAT, al 2024, i comuni classificabili come aree interne (basandosi sulla definizione SNAI: periferici, ultraperiferici, intermedi) sono circa 4.200 su oltre 7.900. In molte aree interne l’età media supera i 47 anni, con picchi oltre i 50 in alcuni comuni montani. Tra il 2001 e il 2021, i comuni delle aree interne hanno perso in media più del 6% della popolazione, con punte del 15% o più in alcuni territori dell’Appennino centrale e delle zone interne del Mezzogiorno. La densità abitativa in molti comuni è inferiore ai 50…
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L’Italia è da sempre un Paese segnato da profonde disuguaglianze territoriali. La dicotomia Nord-Sud è solo la punta dell’iceberg di…
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Il documento del governo rappresenta una svolta o una retromarcia?
L’Italia è da sempre un Paese segnato da profonde disuguaglianze territoriali. La dicotomia Nord-Sud è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più ramificato: l’esistenza di interi territori, montani, collinari, rurali, periferici, che vivono una condizione di progressivo marginalismo economico, sociale e infrastrutturale. Il termine “aree interne”, entra ufficialmente nel lessico della programmazione pubblica con la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) avviata nel 2013 su impulso dell’allora Ministro Fabrizio Barca. Secondo la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), questi territori rappresentano circa il 60% della superficie nazionale e ospitano poco più di 13 milioni di abitanti, cioè abitata da appena il 22% della popolazione. Una quota minoritaria della popolazione, ma distribuita in una porzione maggioritaria del territorio. L’Italia, insomma, è un Paese fragile che non fa rumore, dove lo spopolamento non si misura in proteste di piazza ma in luci spente nei borghi.
Secondo ISTAT, al 2024, i comuni classificabili come aree interne (basandosi sulla definizione SNAI: periferici, ultraperiferici, intermedi) sono circa 4.200 su oltre 7.900. In molte aree interne l’età media supera i 47 anni, con picchi oltre i 50 in alcuni comuni montani. Tra il 2001 e il 2021, i comuni delle aree interne hanno perso in media più del 6% della popolazione, con punte del 15% o più in alcuni territori dell’Appennino centrale e delle zone interne del Mezzogiorno. La densità abitativa in molti comuni è inferiore ai 50 ab./km², rendendo economicamente difficile mantenere i servizi pubblici essenziali.
Dal 2014 ad oggi sono stati avviati 72 progetti-pilota di SNAI in…
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Discussa anche l’attrattività verso investimenti esteri ad alto valore aggiunto. Il Ministro delle Imprese e